SETTE ANNI DI DISGRAZIA (LO SPECCHIO ROTTO)

4 08 2010

I “finiani” dopo aver lasciato che la legalità venisse equiparata alla ragione stessa della loro esistenza e della loro contrapposizione coi “Berluscones”, alla prima prova dei fatti dimostrano di saper rinunciarvi con scioltezza.

Si astengono sul voto di sfiducia su un sottosegretario ALLA GIUSTIZIA, (di un governo massone) accusato di aver tramato, in una loggia massonica, contro le istituzioni, e nella fattispecie contro l’indipendenza della Corte Costituzionale. Robetta, insomma.

L’assessore regionale alla Protezione Civile, Ambiente e Rifiuti Daniela Stati si dimette dopo che la Procura dell’Aquila ne chiede l’interdizione cautelare dai pubblici uffici a seguito di un’inchiesta, con tanto di intercettazioni dalle quali si evince senza ombra di dubbio che lei ed il padre (ex democristiano tesoriere della DC e finito ai tempi d’oro in carcere per finanziamento illecito dei partiti) erano fatti oggetto di regalie da parte dell’imprenditore Angeloni, che così sperava di ottenere appalti nella Ricostruzione.

Addirittura regalò all’assessore un diamante (che è per sempre, diversamente dalla galera)  del valore di 15.000€ (un consigliere regionale abruzzese ne guadagna “solo” 13.000 circa) ed al padre dell’assessore un televisore definito “grosso”.

E così fanno due, perché forse ricorderete che mesi fa, quando emerse la vicenda degli sciacalli che ridevano, saltarono fuori anche altre intercettazioni in cui Denis Verdini, (che nel frattempo di guai ne accumulati un altro po’ anche altrove) consigliava uno degli imprenditori del consorzio Federico II di andare a trovare il Commissario Chiodi (presidente della Regione) perché era “un amico”. E gli appalti li ebbero,sembrerebbe,  per circa 10 milioni di Euro. A riguardo indaga la Procura nazionale antimafia.

Insomma, la Giunta Regionale, quando non è in ferie (se ne sono appena concessi un’altra trentina di giorni, dopo la pausa di 42 giorni consecutivi che ricorderete tra Marzo e Aprile) lavora ed anche sodo, a quanto pare.

Non per il bene della popolazione Abruzzese e men che meno per quella Aquilana, ci mancherebbe:

– Dei 46 milioni incassati per risarcimento assicurativo dell’Ospedale dell’Aquila non si hanno tracce, nessuno sa dove siano, e nel frattempo l’ospedale ha riaperto senza mensa, (i pasti arrivano dal Lazio, immaginate che bontà) ed i lavori procedono a detta di chi deve lavorarci e viverci all’insegna del rattoppo.

– qualche milione di Euro che evidentemente per L’Aquila non serviva è finito a Chieti per iniziative culturali (soldi delle donazioni a favore dei terremotati) e a Pescara per interventi sul suo aeroporto.

– Il Presidente nonché Commissario un giorno dice che il denaro è finito, il giorno dopo specifica che non tutto è finito e che il rimanente sa di averlo perché (con una gaffe senza pari) dichiara di averlo “sul suo conto personale”.

Parlassimo di cazzi degli altri mi verrebbe pure da riderci su, e pensare ad una fiction liberamente tratta dal titolo ” La giunta più pazza del mondo”, oppure non so “i soliti ignoti”, o magari “criminali allo sbaraglio”. Così non è purtroppo. E il Comune non è da meno: la maggioranza non esiste più, il Sindaco si regge sulla sua poltrona solo perché un commissariamento del Comune per ora non lo vuole nessuno, e alla prova dei fatti si naviga a vista, per di più con un occhio chiuso.

In due mesi si sono dimessi vari tra assessori, consiglieri e pure un dirigente del Comune.

Il Governo da par suo, minaccia di rimandare la Protezione Civile a gestire la “fase 2”, quando è chiaro ormai ai più che la fase 1 ancora imperversa e chissà che casino mastodontico vivremmo se al commissariamento della regione si aggiungesse quello del Comune e poi quello della Protezione Civile, magari nel periodo, che non si annuncia breve, di un possibile Governo tecnico di transizione che ci porti a nuove elezioni.

E in tutto questo, le caserme mezze vuote dell’Aquila non si sa ancora chi debba occuparle, la Finanziaria approvata ha prodotto una stortura burocratica per cui i cantieri della Ricostruzione vengono bloccati perché le aziende non sono in regolare posizione contributiva e dunque non possono presentare il DURC al Comune che le potrebbe, finalmente, pagare per il lavoro svolto. E parliamo di ricostruzione leggera.

I cinque saggi selezionati per lavorare alle linee guida della ricostruzione appena hanno preso parola hanno parlato di ricostruzione partecipata, di contributo della gente alle idee da mettere in campo, e a quelli che da un anno e mezzo ci mettono in disparte perché “minoranza rumorosa” credo sia venuto un mezzo infarto. Immagino che non li rivedremo più, i saggi.

L’Aquila aspetta l’esplosione di tutte queste vicende la cui soluzione si rimanda da troppo tempo. Del resto siamo arrivati ad Agosto, si va comunque in ferie e già verso la fine di Settembre il nostro clima ci imporrà una pausa forzata dei lavori. Per il centro storico ed i paesi del circondario sarà il secondo inverno con i tetti scoperchiati, così che dove non è arrivato il terremoto, arriverà la neve a fare il resto.

Dicono che la classe politica di un Paese è lo specchio della sua popolazione; un’immagine così distorta delle brave persone che immagino esistano anche in Italia la può restituire solo uno specchio rotto, sbriciolato in mille pezzi.

E forse è vero, è davvero così. Non mi stupirei, del resto. Fanno sette anni di disgrazia. Nel caso, siamo solo al primo.

SETTE ANNI DI DISGRAZIA (LO SPECCHIO ROTTO)





IO NON ABDICHERO’

29 07 2010

La notizia mi ha trovato in Assemblea Cittadina.

Via la gestione degli Enti Locali, torna tutto alla Protezione civile.

Al silenzio con cui per i primi secondi è stata accolta ha fatto eco, nella mia mente, una sola immagine. Sassaiole, barricate. La città a ferro e fuoco. La città assediata.

E lo sconforto, per un attimo ha avuto il sopravvento.

Io non voglio la ricostruzione militare.

Io non voglio ancora imposizioni.

Io non voglio essere ospite in casa mia.

Io non voglio deroghe.

Io non voglio l’assistenzialismo.

Io non voglio l’assenza dei controlli.

Io non voglio una ricostruzione indiscutibile.

Io non voglio piani fatti da altri per il mio futuro.

Non voglio le regole speciali, voglio fondi speciali.

Non voglio censure ed ancora militarizzazione.

Io voglio disegnare con la mia comunità il nostro futuro.

Voglio che ci sia condivisione.

Voglio che ci prendiamo il tempo che serve per riconoscerci tutti nella città di domani.

Voglio che domani sia meglio di oggi. Ma meglio anche di ieri.

Voglio che si dimostri che la legge è un valore, non un ostacolo.

Voglio pensarla con tutti, la città di domani.

Nessuno deve insegnarci a pensare.

Nessuno deve venirci a comandare.

Nessuno deve essere al di sopra della legge, non più.

Leggi chiare e i soldi che servono. Un progetto che piaccia a tutti noi, che ci renda orgogliosi della città che avremo.

Così L’Aquila sarà ricostruita.

A L’Aquila oggi. A L’Aquila, se vorremo, anche domani.

Per volontà si resta e per volontà si va. Ma nessuno può imporci la fuga da casa nostra. Se è questo che si vuole ci sarà guerra, e sarà stata voluta non da noi. Non c’è più niente da perdere, e tutto ciò che resta è da difendere. A cominciare dal nostro diritto all’autodeterminazione.

A costo di barricarci dentro le mura, chiuderci le porte della città alle spalle e respingere l’invasore finché ne avremo le forze.

E’ il confronto tra chi vede nella legge un valore o un ostacolo.

Tra chi vede nei diritti del singolo e della comunità i limiti delle proprie libertà.

E’ la battaglia campale tra libertà collettiva e sopruso del singolo.

E’ il confronto tra la volgare semplicità della dittatura da un lato, e la nobile complessità della democrazia dall’altro.

Scelgo il valore delle leggi, scelgo i diritti della comunità e dei singoli, scelgo la libertà e la ricostruzione democratica. “il popolo sovrano” è un concetto che va riempito di contenuti, cominciando da quì e da questo affronto.

Voi TUTTI, dovete scegliere il vostro lato. Siete obbligati ad una scelta. E per la scelta che fate, essere disposti a mettervi in gioco.

Se non l’aveste capito, si comincia da oggi. E si fa sul serio.

Il popolo è sovrano, e io non abdicherò.

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MAI SUDDITI

28 07 2010

Si capiva che avrebbe piovuto ieri pomeriggio, quando da C.A.S.A. mi sono avviato verso la Piazza in motorino per fare presto. Ero uscito per tempo, ma la città era quasi paralizzata dal traffico.

Arrivato al parcheggio della Villa Comunale, incontro Anna. Miss Kappa, se preferite. Vedo i 4 autobus bianchi dei deputati parcheggiati poco più avanti. E vedo subito che c’è un traffico di persone, in centro, che a quell’ora non c’è mai.

Con Anna ci avviamo verso la Piazza. Ci siamo dati appuntamento per le 17, prima dell’assemblea prevista perché abbiamo un timore: temiamo che l’assemblea di oggi sia un appuntamento con prospettive ribaltate rispetto all’usuale.

Temiamo che oggi ai cittadini tocchi essere pubblico in ascolto, piuttosto che “conduttori” dei giochi, in casa propria per di più.

A quell’ora siamo quattro gatti. Il tendone è già aperto; e presidiato da fonici, cameraman, e il capo di gabinetto del Sindaco. La mia rabbia sale.

Quello che vedo mi conferma che c’ho visto giusto; che c’hanno fregato. Che dopo 1 anno 3 mesi e 21 giorni, il PD viene qui a pontificare, ad essere immeritato protagonista in casa nostra. E noi, cittadinanza attiva e cosciente sin dalle prime ore della grandezza del problema che viviamo, oggi saremo relegati ad ascoltare.

Cosa dire poi, quando vedi affluire al tendone una folla mai vista, munita addirittura di ombrelli, per restare semmai dovesse piovere?

Mai vista una simile folla alle assemblee cittadine. Evidentemente Bersani attira. Oppure vogliono vedere da vicino come sono fatti i parlamentari. Non posso credere che vogliano ancora sentire che cosa hanno da dire, e da dirci oggi. 1 anno, 3 mesi e 21 giorni dopo il loro incomprensibile silenzio.

Quando la folla è tanta e sotto il tendone c’è la calca, arriva Ettore.

A quel punto, controvoglia, sia io che Anna ci siamo convinti che dobbiamo sederci  e aspettare cosa accadrà.

Ettore invece, porta buone notizie. “apriamo noi”.

Aprire noi significa che si vuole salvare l’apparenza, e magari salviamo anche la sostanza. Significa che, nella forma, questa sarà un’assemblea cittadina come tutte le altre.

Significa che carta e penna alla mano, si segnano gli interventi in ordine di prenotazione; può significare che quindi il parlamentare parli dopo un cittadino e prima di un altro, perché così è andata. Significa che il terreno è scivoloso per i nostri ospiti. E mi piace, l’idea.

Ettore apre in maniera magistrale; lo interrompono gli applausi più volte, le acclamazioni, che partono spesso da in fondo al tendone, dove sono seduto io. Gliele canta a dovere, Ettore, e con una certa signorilità che non guasta mai, anzi.

Si parla delle 54 assenze nelle file del PD quando si votava un emendamento del PD (di Giovanni Lolli,PD, aquilano), non passato per soli 11 voti.

E si ricorda di quando ben 38 erano gli assenti e 4 gli astenuti nel PD quando si votava la conversione in legge del decreto 39 del 2009, passato per 35 voti di scarto.

In quelle due occasioni il PD avrebbe fatto opposizione al Governo, dando forza in Parlamento alle nostre richieste; non l’ha fatto. Molto semplicemente, non ha fatto nulla o quasi. E nessun risultato ha portato a casa.

Passa il messaggio, fondamentale, che gli abbiamo preso le misure. Che sono “sotto tiro” e sappiamo per filo e per segno quello che fanno e quello che, molto più spesso, non fanno.

Ne deve derivare la consapevolezza che per questi errori dovranno pagare, se non si inverte la rotta, e si comincia a lavorare davvero PER L’Aquila.

Gli interventi seguitano. Li ascolto con piacere: giuste osservazioni, giustamente critiche verso il loro operato. Dietro il tavolo dal lato opposto del tendone, siedono Lolli, Ettore, Franceschini, Bersani e Cialente.

Due su cinque sostengono lo sguardo degli aquilani arrivati sotto il tendone improvvisamente striminzito. Quei due sono Ettore e Lolli; a tratti anche Cialente. Gli unici che possano sapere di essersi comunque spesi per il loro territorio. Gli altri oggi devono incassare.

E incassano, non c’è che dire. Incassano bene, e in silenzio.

Vedendo tutta quella folla partecipare, non posso fare a meno che rivolgere alla gente l’invito a tornare, a dire la loro anche quando non c’è il PD al completo.

Perché siamo noi che stiamo preparando iniziative e proposte concrete da sottoporre a quelli che in Parlamento devono ancora imparare a rappresentarci e difenderci. Perché partecipare è bello ma è fondamentale. A costo di portare idee non condivise, vedendole cadere sotto i voti contrari dell’Assemblea; cadere e rialzarsi, intanto ascoltando cosa pensa il tuo vicino di casa, o semplicemente un tuo compagno di sventura. Parlarsi, imparare ad ascoltarsi. E’ difficile, è estenuante, a volte vorresti essere milioni di chilometri lontano dal quel tendone. Ti sorprendi a fantasticare su come sarebbe stato bello se non avessi mai avuto bisogno di un luogo così, se il terremoto non ci fosse mai stato e la tua vita avesse potuto scivolare avanti senza intoppi.

Poi capisci che anche quello è un pensiero sbagliato. Che quel tendone è la cosa migliore che potesse capitarci; che lì sotto d’inverno, e lì fuori d’estate, stiamo scrivendo davvero un pezzo importante della nostra storia. E questo pezzo va scritto a più mani, perché tutti possano davvero riconoscere di aver contribuito ad una riga di quel racconto.

Dopo di me, subito dopo, parla Bersani.

Provato da un paio d’ore di sferzanti critiche ed osservazioni circostanziate, fa l’unica cosa che, con dignità, si possa fare. Prendersele tutte, e promettere di fare in modo di non meritarle più.

Dopo aver enunciato i principi della nostra piattaforma sulle tasse, e della legge speciale che vogliamo per la ricostruzione dell’Aquila, quella che a Berolaso non servirebbe, quella che gli esperti mondiali di ricostruzione arrivati ieri a L’Aquila hanno giudicato fondamentale, Bersani si assume una responsabilità.

A noi il compito di scriverla, insieme. Noi, sotto il tendone, la scriveremo.

Il PD, la studierà. Se riterrà, la farà sua. Trattandosi di legge di iniziativa popolare, si farà parte attiva nella raccolta delle necessarie 50.000 firme autenticate.

Dobbiamo partire subito lavorandoci bene, insieme.

L’Assemblea si scioglie, e sono felice.

Abbiamo strappato un impegno che ci è dovuto.

Il tavolo era di plastica, non di ciliegio. Eravamo sotto un tendone nel centro di una città terremotata, che non ci sta a morire, non in uno studio televisivo.

Mancava il cortigiano che porge la penna e unge gli ingranaggi.

Non c’era niente da firmare, nessun “contratto” con gli Aquilani.

La speranza è che stavolta basti una stretta di mano, per restituire dignità al rapporto tra eletti ed elettori.

Noi la nostra dignità l’abbiamo mostrata ieri per l’ennesima volta.

Andando avanti senza suppliche, come sempre cittadini. Mai sudditi.

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Qui trovate invece il video integrale o i singoli interventi di ieri.





DILLO AI SAGGI

25 07 2010

Domani pomeriggio i  cinque saggi saranno in città.

Il giorno è importante,  e specie per chi l’ha organizzato, tutto deve filare liscio.

Dal giorno dopo se non da lunedì stesso,sarà narrato come motivo per riporre fiducia nell’operato del nostro Commissario “fuori dal comune”. O straordinario, se preferite.

Giornata importante e tutto deve andare bene; i personaggi sono importanti, internazionali, non si può far brutta figura.

Per mettersi al sicuro, nella giornata di ieri la segreteria del Commissario Chiodi si mette al telefono, e ci passa la giornata: contatta tutti i comitati, associazioni e organizzazioni dei cittadini, chiedendo di comunicare due nomi dei loro, che possano presenziare alla discesa in terra dei succitati saggi; senza diritto di parola, ma con diritto di ascolto. Bontà loro.

C’è chi trova in questo gesto il senso distensivo di un iniziale riconoscimento dell’esistenza delle ragioni espresse dalla cittadinanza, anche se fosse solo una parte di essa.

Non mi convince.

Chiamare una parte di noi ad assistere, autorizzati dalla selezione fatta dalla segreteria di Chiodi, è un errore su base concettuale. Il motivo è presto detto: non tutti sono riconducibili ad organizzazioni cittadine. Gli “agnostici”, sono senza dubbio la maggioranza, ed hanno pure loro (io direi soprattutto loro) la necessità di ascoltare, di sapere. E se vogliono, anche di domandare.

Bisogna finirla con l’atteggiamento per cui, se presenti dobbiamo essere per evitare incidenti e contestazioni dovute alla nostra esclusione (forse per questo si riferiscono solo a Comitati ed Associazioni), non si fa mai lo sforzo di lasciarci anche interloquire.

Come “Arancia Meccanica”, ci fanno sedere da una parte, e con gli spilli a tenerci aperti gli occhi dobbiamo osservare quello (che probabilmente sarà bellissimo) i saggi hanno preparato per noi.

A cose di questo genere si partecipa per volontà di sapere. Alla cittadinanza almeno non si deve chiedere di rispondere con l’obbligo di rappresentanza ( è lì la fregatura: ci trattano come partiti o para-assessorati) e allo stesso tempo con la consegna del silenzio.

Ci vuole libertà insomma.

Vorrei che lunedì ci fosse la città.

Quella fatta di chi è interessato a sapere che si progetta. E quella di chi, in quest’anno e mezzo non è stato con le mani in mano.

Essere lì per far sapere ai saggi (che se sanno qualcosa di noi, lo sanno per forza di cose tramite l’apparato del Commissario), che noi ci siamo. Che non portiamo l’anello al naso, e che in quest’anno e mezzo delle idee circa dove vorremmo andasse la città ANCHE nostra (ma sicuramente più nostra che LORO) le abbiamo concretizzate e riferite a chi di dovere.

Non avendo ricevuto finora una risposta da chi fu interpellato allora, (Arch.Fontana, capo di una struttura tecnica di missione che assomiglia sempre più alla SPECTRE  ) andrebbe presa la parola per dire in quel contesto una cosa semplice:

noi ci siamo, e vogliamo contare nelle scelte. partecipare alla loro determinazione. E farlo in pubblico, sulla pubblica piazza, non in un ridotto del teatro comunale. Che non ci sia più l’alibi del numero congruo o “tollerabile” di partecipanti. Vorrei che le loro idee ci fossero spiegate con chiarezza e in termini semplici. Con la stessa semplicità riceveranno proposte e valutazioni da parte nostra.

Insomma, basta chiudersi in stanze. Basta rappresentanze autorizzate. Ed autorizzate poi da chi per primo non ci riconosce in fondo il diritto a parteciape.

Apertura, dialogo, trasparenza. C’è solo da guadagnarci; se lo si fa il risultato non può che essere migliore.

Ecco, domani si ha la possibilità di imprimere una svolta in tal senso. O di richiederlo, con fermezza, ai saggi.

Con calma e gesso.Per un giorno, un po’ meno di protesta, e un po’ più di proposta. e vediamo che succede; vediamo se sono poi così saggi.

E auguriamoci di sì.

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SOTTO(UN)TETTO

23 07 2010

Questo post rientra di diritto nella categoria del blog intitolata al “miracolo aquilano”. Ebbene sì. E’ però un miracolo posticipato. Dopo le CASE, dopo i MAP, dopo il Fondo Immobiliare e l’abortito tentativo di piazzare i 1700 nuclei familiari in esuberoall’interno dei MAR (container su ruota), arriva l’asso nella manica!

IL SOTOTETTO ABITABILE!

Novelli Giuseppe e Maria, anziché girovagare alla ricerca della stalla, ed usufruire della famosa e Santa mangiatoia avranno, entro l’autunno (con la calma che si richiede affinché tutte le cose siano fatte per benino) il loro riparo aquilano e torneranno dall’esilio forzato sulla costa.

Quando si diceva che si sarebbe assicurato un tetto a tutti gli sfollati, dite la verità, che non vi aspettavate nemmeno voi che ci fosse da prendere l’affermazione alla lettera!

Vespa direbbe: ma allora preferivate i container? SI, PER DIO!

Roba da battere la testa al muro, se non fosse di cartongesso, quello che ho nella C.A.S.A…..

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UNA CAGNA IN MEZZO AI MAIALI

23 07 2010

Non sembra una notizia d’apertura per il TG1, che ultimamente riferisce,( tra un servizio sul caldo e uno sui disagi dei cani),con maggior tempestività e solerzia i messaggi da Silvio al suo popolo amorevole.

Non è quindi una notizia per l’Italia, e non è una novità per noi, aquilani, che comunque da mesi ne sappiamo un po’.

Contrariamente alle convinzioni della classe politica locale degli ultimi dieci anni (almeno), la camorra, le mafie in genere a L’Aquila come in Lombardia e dovunque hanno i loro uomini. E dopo il 6 aprile, L’Aquila è il loro avamposto. Chi non c’era si è attrezzato, ed è arrivato qui.

Persino il nostro ex-Prefetto, (oggi vice di Bertolaso alla Protezione CIvile) si era detto certo che il rischio di infiltrazioni nei lavori meritasse “attenzione, ma non allarme”. E dire che di materiale, sulla questione dei subappalti per il Progetto CASE e le scelte fatte a riguardo da Prefettura dell’Aquila e Protezione Civile ce ne sarebbe tanto. Ma pure di questo non ne avreste saputo nulla se non grazie alla rete. La notizia che mancherà all’appello nei TG occupati a ricordarvi che se avete caldo dovete restare al fresco, che sennò i nonnini stirano le gambe e ce li giochiamo, pur non essendo per noi una novità, ci turba ugualmente.

Il 7 aprile 2009,infatti secondo le intercettazioni – per ora ancora riportabili a mezzo stampa e bavaglio permettendo- c’erano amici dei Casalesi al telefono con un aquilano che (se le accuse risulteranno fondate, cosa ancora tutta da accertare) era attivo per assicurargli un ingresso nell’opera della ricostruzione aquilana,attraverso una nuova azienda creata -per l’accusa- allo scopo.

Circondata tra cemento, cricche, curie(1 e 2 solo per citarne alcune), prefetti indagati per concorso in turbativa d’asta, a prescindere dalla notizia odierna(che potrebbe pure rivelarsi una non notizia), L’Aquila di oggi è così:

Una cagna in mezzo ai maiali. Come diceva De Gregori.

Ma lo era anche ieri,(senza che diventasse notizia) e qui troppa gente sosteneva con insostenibile determinazione e certezza il contrario. Asserivano che a L’Aquila le mafie non attecchivano; altro che sottobosco delinquenziale, già da prima di questo episodio si poteva parlare di una vera e proria foresta criminale.E lussureggiante, per giunta.

Con la buona volontà di pochi, si cerca di fare luce, di disboscare, di riuscire alla luce del sole. Di accertare colpevoli e possibili innocenti tirati in mezzo. ( tra i 52 indagati, per l’aquilano è stata respinta dal gip di Napoli la richiesta d’arresto per “insussistenza del quadro indiziario”).

Mentre il TG1 vi spiega come combattere il caldo, da noi già prima di oggi era lunga la lista di chi doveva andare al fresco. Il consiglio al Tg1 è di parlarne. La galera può essere un ottimo rimedio per la calura estiva; potrebbero cogliere l’occasione per parlare di cose serie.

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COLLEZIONE BERTOLASO

22 07 2010

Guido Bertolaso oggi raddoppia il bottino.

Solo ieri Poggio Picenze aveva deciso, a maggioranza, di conferirgli la cittadinanza onoraria; e già oggi gli fa eco il comune di Ocre.

Nei giorni seguenti, lo stesso copione si ripeterà altrove, nei comuni del Cratere.

C’è poco da dire, e poco da osservare a riguardo.

Solo tre giorni fa, sono stato insieme ad altri amici dell’Assemblea Cittadina di Piazza Duomo a Poggio Picenze. La piazza era gremita; i volti erano stanchi e segnati da un anno orribile come quello che abbiamo alle spalle. Ancor più segnati di quanto fosse lecito attendersi, giacché le prospettive future non sono migliori dei ricordi recenti.

Ma quei volti, interrogati, hanno risposto.

Quella popolazione di un borgo medio-piccolo del Cratere Aquilano nulla sapeva delle intenzioni del loro Sindaco. Manco a dirlo, di centro-destra.

Mi è venuto spontaneo chiedere loro se gli sembrasse normale tutto questo.

Che i loro dipendenti, questo sono gli eletti, ed ogni tanto vale la pena ricordarlo, agissero di soppiatto in nome e per conto loro.

Gli ho detto che avrebbero dovuto parlarne, e poi decidere ciò che volevano. Per essere pro o contro una simile decisione, ma almeno discussa. CONDIVISA.

Si sarebbero riuniti nei prossimi giorni nella loro prima assemblea anche loro, hanno battuto le mani a chi gli ha portato uno stimolo a riscoprirsi comunità. A riscoprire che mai come oggi c’è bisogno di parlarsi, anche malamente; se necessario anche di scontrarsi. Ma non ci si può ignorare. Non si dovrebbe mai, ed ancor di più oggi, che siamo tutti con un piede sulla porta per andarcene via e mollare questa valle bella e maledetta dall’uomo al suo oblio predestinato.

Si sarebbero riuniti, e lo faranno senz’altro appena anche loro sapranno trovare un  luogo come ce lo siamo dovuti guadagnare noi. Si incontreranno, anche se è tardi.

Da ieri annoverano Bertolaso tra i loro concittadini. Una presenza pesante che lo stesso interessato, con una lettera, aveva tenuto a precisare ufficialmente, non dovesse scaturire da un gesto di parte. Ché se per farlo si fosse dovuta dividere una comunità, non l’avrebbe voluto.

Bontà sua.

La maggioranza di Poggio Picenze, ha deciso che la riconoscenza di una comunità verso un singolo non la si “sente” dall’interno: la si impone anche a chi non la condivide.

E tutti, pro e contro, dovranno attendere le decisioni della magistratura per sapere se in città, hanno “onorato” un santo o un malfattore. Nel qual caso, sarebbe stato malfattore anche nei loro confronti e per le loro vicende seguite al terremoto.

Collezionare cittadinanze onorarie è un divertimento di pochi, contro la vergogna di molti. Ci passa sempre tutto sulla testa, ma non si leva mai dallo stomaco.

Ed è uno sfregio che non si dimentica.

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DI DENARO E D’ALTRE SCIOCCHEZZE

21 07 2010

I soldi c’erano, ma non li potevamo spendere meglio.

I soldi c’erano, ma non li sapevamo spendere.

I soldi c’erano, ma non li sapevamo chiedere.

I soldi c’erano, e non ci sono più.

La parabola dei quattrini spesi sul terremoto ieri ha scritto l’ultimo capitolo. Ora è tempo che chi ci ha portato in giro per un anno e mezzo, si levi dalle palle e vada, più utilmente, a prestare la sua opera nei campi. Sempre che non vogliano fare danno anche lì. E sempre che nessuno decida di accoglierli con i forconi.

Nel frattempo, dal Giornale aspettiamoci un titolo del tipo: “Gli Aquilani vogliono l’albergo gratis”.

dice Spinoza.it a questo proposito: Quest’albergo non è una casa!

Rimontiamo le tende? La stagione è ottima.

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SOGGETTO (POLITICO) E PREDICATO.

20 07 2010

Ieri pomeriggio. Nuvole ed afa irrespirabile. Una piazza stretta già di suo, e stretta ancor di più dall’incombente ponteggio che promette di saper reggere la grande cupola di San Bernardino. E il retro, (sfasciato non meno della facciata -più nota-della scuola De Amicis, per la quale si spende l’impegno delle Amiche per l’Abruzzo) che anche su quella piazza si affaccia. Piazza del Teatro. Sfasciato pure quello, schiuma arancio che sigilla le sue vistose crepe, tanto grandi che ci infileresti due mani. I cantieri, manco a dirlo, sono fermi e silenziosi, in attesa di tempi migliori.

L’inaugurazione, l’annuncio gaudio magno urbi et orbi di “Cantiere Aq”  va in scena in un contesto così: circondata dalla zona rossa, al “ridotto” del Teatro Comunale.

Mentre ci arrivi sei sormontato dalla grandezza fisica del disastro; ne deriva una ritrovata  voglia di cercare motivi di speranza. E quella piccola folla radunata davanti al ridotto, a cercare fuori aria più fresca che all’interno, sperava di respirare e di trovare ieri un nuovo motivo di fiducia nel futuro.

Si entra, si prende posto. Io, mentalmente registro.

La donna dell’entourage Pezzopane che introduce l’inizio della conferenza, immediatamente da il la. Batte un diapason tutto suo. La nota la percepiscono quelli che hanno orecchie più smaliziate.

“Diamo inizio alla presentazione di Cantiere Aq, questo nuovo soggetto politico, questa associazione, che…”.bla bla bla.

Faccio un salto sulla sedia.

Anche Elisa, giornalista Aquilana seduta di fianco a me, se lo segna a caratteri cubitali sul taccuino: SOGGETTO POLITICO.

Non speravo in un messaggio tanto chiaro, tanto esplicito, in fondo sì, tanto sfacciato.

Si va avanti. Lettura del manifesto dell’associazione. Tante belle parole. Se l’Assemblea cittadina avesse avuto un manifesto, non avrebbe potuto essere che quello che ci viene letto ora dal palco, dalla stessa donna dietro un leggio. Sembra una lettura di poesia d’avanguardia. E invece no.

Presenti: Badaloni( Europarlamento), Lorenzetti(Ex Presidente Umbria), Giulietti(Articolo 21), Lolli, Cialente (in ritardo, e sempre più sfranto, sfibrato) e ovviamente la padrona di casa: Stefania Pezzopane. O solo Stefania, per quell’aquilanità di sinistra che se la ricorda forse ancora ragazza quando ragazzi erano pure loro. Per loro basta il nome. Gente dell’età dei miei genitori, o iscritti “al Partito” di una volta, che l’hanno vista crescere, politicamente.

Ebbene inizia il discorso della Presidente della costituenda associazione. La Presidente, per antonomasia, è lei. Discorso bello, del resto lo dicono tutti: “Stefania parla bene”.

Mette molto le mani avanti. Specifica più volte, anticipa più volte le affermazioni più strettamente “politiche” dicendo che questo è un soggetto, un attore “IN PIU'” nella scena aquilana. Che non va a sostituirsi a nessuno di quelli già presenti. (Excusatio non petita)

Poi però si dice che è uno spazio aperto ai cittadini, per essere luogo di incontro, di scambio, di proposta di idee, di confronto e di decisione tra pari. Tra cittadini, “tutti aquilani” (“per chi crede che l’unico vero obbligo di appartenenza sia quello verso l’umanità e la civiltà, senza sottocategorie distintive”).

Cioè, per dirla bruta, il soggetto politico messo su da un personaggio politico,iscritto e rappresentante di un partito politico, dovrebbe svolgere la funzione che è propria dell’Assemblea cittadina.

Nata perché di un luogo così c’era bisogno,se ne sentiva la necessità. E si è deciso di incarnarlo in modo corale. Reprimendo quotidianamente le spinte personalistiche che innegabilmente ciascuno porta, reprimendo (anche queste quotidianamente) preconcette visioni partitiche della realtà, in un’ottica diversa. La città è di tutti, e non ha colori. E’ il nostro patrimonio passato, e dobbiamo cercare di far sì che possa essere un patrimonio anche futuro. Punto. Non serve altro. E, scuserete la diffidenza, ma una cosa del genere la fanno cittadini liberi. Anche se solo da logiche di partito. Partito di cui si fa parte , e anche di quello in cui prima o poi si entrerà.

Non è naturale che si proponga di farlo un politico di rango in cerca di sistemazione adeguata alle ambizioni personali.

Non so voi, ma io credo che un politico non possa tentare di incarnare realtà ed aspettative della sua “base” di riferimento e anche  di chi non appartiene alla sua stessa parte politica, senza correre il rischio di apparire per chi conduce un’operazione populista, e poco credibile nella sua onestà intellettuale. Può semmai cercare di costruire con le altre parti politiche un consenso su obiettivi comuni. Che vanno interpretati da PIU’ soggetti concordi. Non da un solo interprete. Non può, uno solo interpretare tutto, per tutti. Non può essere il monologo, la ricostruzione. Nemmeno il monologo di chi promette ( e solo questo può fare) di avere orecchie per tutti. Perché la bocca è sempre una, come la testa. Altrimenti è la schizofrenia, o peggio, l’inciucio. Il populismo di sinistra. Un orrore.

Parlano tutti dopo di lei. La Lorenzetti ha un altro passo. Donna che c’è passata per una ricostruzione. Che parla di cordoli di cemento armato con la stessa disinvoltura con cui parla di incontri e tavoli e leggi nazionali per la ricostruzione. Di Intese Governo-Regione. Di incontri istituzionali. Ci invita a non mollare sulle nostre richieste. Sui nostri diritti. Non lo faremo, può starne certa. Badaloni, indignato per l’uso fatto dell’informazione televisiva del TG1 (e altri) sul terremoto. Strappa applausi, è chiaro. Dichiara però che ha scoperto oggi che abbiamo 54.000 sfollati. ( Esclamo dentro di me: ” e ci fai il Parlamentare Europeo e il giornalista RAI, ma potevamo vincere la guerra?” roba da farti cascare le braccia. Un anno e mezzo quasi che la gente si informa sui blog, e loro,  nei palazzi non ne sanno una sega!!)

Giulietti propone di dedicare spazi giornalistici fissi, ossservatori sulla ricostruzione. Buona idea, mi domando chi lo dovrebbe consentire.

E poi Lolli, che accenna un’autocritica per i momenti in cui la politica locale era assente e siamo stati presenti noi. La gente. Che dice “gli ha suonato un po’ la sveglia, gli ha dato coraggio”.

Spazio alle domande. tre o quattro che tessono le lodi di Stefania, appunto. Basta Stefania, per loro. Lucci, dell’Accademia dell’Immagine che batte cassa per i suoi debiti. Che ci chiede, A NOI(!) cosa vogliamo fare con i debiti dell’Accademia. Se vogliamo volare alto, comportarci da capoluogo e difendere ciò che abbiamo. Partendo, secondo la sua personale visione, dall’Accademia. Il Sindaco, per chi non lo sapesse, ne è il Presidente.

Vorrei quasi domandargli se non era il caso che chiedesse un appuntamento per parlarne con i diretti interessati. No, perché a me onestamente non mene frega niente dei suoi debiti. Non ora. In generale non mi frega di interventi fatti in pubblico “pro domo sua”.

E così, per ultimo, prima che si passi il microfono al Sindaco, faccio l’ultimo degli interventi dal pubblico. Anziché fare affermazioni, come tutti quelli che mi hanno preceduto, (eccetto una ragazza che ha detto “non vi dimenticate che siamo una città universitaria”) decido di fare delle domande.

“Questa associazione siederà alla pari delle altre nell’assemblea cittadina, strumento che ci siamo dati per confrontarci senza eccessivi personalismi, e per interpretazioni collettive e corali circa la strada da percorrere nella ricostruzione? Oppure tenta di essere una fagocitosi dell’Assemblea stessa che dovrebbe riconoscersi nella Pezzopane, capace di interpetare tutto e tutti. Di dirci poi lei, come si deve fare?” Sarebbe da aggiungere qualcosa del tipo ” e magari di farlo anche, quando sarà diventata deputato, e Sindaco, se gli incastri tra chi cade prima, il Governo o Cialente, glielo consentiranno?” ma non lo dico, meglio di no.

La Pezzopane, a denti stretti risponde che assolutamente, l‘intento non è la fagocitosi. Che certamente alcune cose si faranno insieme in Assemblea, ma che altre le si può portare avanti in solitudine, ed in altre sedi.

Ci sono però dei casi, e forse sono la maggioranza, in cui più che farsi dare una risposta da un politico, l’importante è avergli fatto una domanda. Perché alcune domande possono insinuare il dubbio in chi ascolta farle, e mandare un messaggio a chi ne è il destinatario.

Il messaggio è arrivato senz’altro. Stefania non è fessa.

E nemmeno noi ; per ogni soggetto, anche politico, c’è un predicato. Quello che cantiere Aq predica, io l’ho capito. Non pretendo di avere ragione. Basterà aspettare, e constatare.

Credete che sia giusta l’intuizione? Allora condividete, e salviamoci il nostro esperimento di democrazia partecipata. Perché sia finalmente partecipata e democratica per davvero.

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INGENUE DOMANDE DI UN INGENUO CITTADINO

18 07 2010

Fresca di nomina ad assessore comunale con la bellezza di 15 deleghe, Stefania Pezzopane (non paga) fonda un’associazione che promette di occuparsi di Ricostruzione partecipata. Che è una delle sue quindici-dico-quindici deleghe assessoriali.

Dell’associazione in questione, “aperta ai contributi della cittadinanza”, si legge sul sito della stessa, faranno parte nomi e volti noti come David Sassoli, Piero Badaloni, e altri personaggi politici che di ricostruzione si sono occupati, come la Presidente della Regione Umbria Lorenzetti.


“È dalla gente, dai giovani, dai professionisti, dalle categorie produttive… che è giunta la più grande attestazione di amore per la nostra città e con essa sono arrivate idee, stimoli nuovi. È con tutti loro che vogliamo ricostruire, dal basso, la città. Vogliamo essere una comunità organizzata, capace di decidere del nostro futuro, garantendo a tutti una libera partecipazione, con l’obiettivo di lavorare per la ricostruzione dell’Aquila, dei comuni limitrofi e dei rispettivi abitanti. Una ricostruzione che non sia solo di tipo urbanistico-architettonico, ma anche, soprattutto sociale, economico e culturale. L’associazione è aperta a tutti, indipendentemente dal credo politico. Gli unici colori che ci contraddistinguono sono il nero e il verde, quelli dell’aquilanità. […] Vogliamo essere un luogo di elaborazione e di “contaminazione” tra diverse idee e proposte, sollecitare l’incontro e il confronto tra le istituzioni e i diversi gruppi che spontaneamente hanno coagulato le energie dei cittadini fin dai primi mesi dell’emergenza post sisma.”

Io, ingenuamente, non posso che domandarmi in merito alcune cose:

La prima, e più pesante questione da sciogliere è cosa mai possa fare un’associazione più di quanto i suoi stessi componenti (tra parlamentari, euro-parlamentari e personaggi politici attivi in genere) non riescano a “portare a casa”, per il bene della collettività s’intende, durante il loro lavoro e grazie ad esso.


La seconda, da quanto si legge nello scarno comunicato che annuncia per la giornata di domani la presentazione dell’associazione al pubblico (ore 17, ridotto del Teatro Comunale), mi pare più che legittima:


Cantiere Aq è un laboratorio aperto al contributo di tutti voi, di chiunque abbia voglia, passione ed interesse a ricostruire veramente dal basso questo nostro territorio.”


Benissimo, nobile intento. Ma questo cantiere, invero, già c’è. E la signora in questione lo frequenta (e tenta di beneficiarne) da lungo tempo.

Si chiama assemblea cittadina.

Che sussista poi la possibilità che ad un’associazione aderiscano normali cittadini, questo mi pare inutile specificarlo. Lo prevede la legge, direi a naso.

La domanda allora è: questo crogiolo di menti, cosa tenta di fare?


In qualità di associazione siederà  ALLA PARI delle altre già esistenti (e con gli stessi nobili obiettivi) nell’assemblea cittadina che riunisce cittadini liberi, associati, membri di comitati ed Onlus, oppure forse, desidera reincarnare nella nostra vitaminica ex-Presidente di Provincia e neo-assessore quello che l’Assemblea ha fatto e tenterà (nonostante tutto e tutti) di fare, combattendo dal primo momento gli inevitabili personalismi sempre in agguato?

Stiamo per consegnare nelle mani della Giunta Comunale la nostra proposta di regolamento sulla partecipazione, con la quale tenteremo di incidere sull’azione dell’Amministrazione locale portando direttamente in consiglio le nostre istanze. E la Pezzopane sarà il nostro referente (delega, ça va sans dire, alla ricostruzione partecipata). Questa costituenda Associazione che ruolo avrà? Da un lato propone, e dall’altro approva? Serve a fare da “collettore” alternativo all’Assemblea, così che ella sia al contempo il nostro megafono e colei che a noi deve rispondere?

Non suona un po’ schizofrenico? Non suona un po’ strano?

A questo punto resta da augurarsi che sia una trovata pubblicitaria, che questa associazione altro non sia che il futuro comitato elettorale della signora in questione. Che abile è senz’altro, ma ancora debbo capire a far cosa.

Domani però tocca esserci, per capire, o almeno intuire che aria tira.

E magari, per farlo capire anche a lei.

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