Solo ieri la notizia che è stato individuato, con ritardo inopportuno, un pool di cinque esperti di fama (mondiale?) incaricati di avere idee sulla ricostruzione della città. E’ partito subito il can-can cui siamo soliti essere sottoposti (ma mai abituandoci a tollerarlo) dei grandi annunci, dei grandi rilanci. In gergo calcistico, forse si direbbe delle “verticalizzazioni del gioco”. Non so, non me ne intendo di calcio. Né ci tengo ad erudirmi.
Ma la notizia di ieri, il grande stile con cui si è sciolto il “necessario riserbo” di cui il Presidente di Regione e Commissario straordinario (boh) del Governo parlava il 6 aprile 2010 nel famigerato “Porta a Porta” cui, sventuratamente partecipai, desta motivata diffidenza.
Egli desiderava creare una sorta di ansia anticipatoria sulla rivelazione di questi nomi, che forse all’epoca ancora non esistevano sulla carta.
Insomma ho come l’impressione, per tornare al parallelismo col calcio, che Chiodi (nella fattispecie) abbia tirato una gran cannonata di palla verso l’alto. Con l’augurio che tutti, a terra, restino il maggior tempo col naso all’insù, seguendone la parabola. Parabola che, sottostando alle leggi della fisica (e nel nostro caso dell’economia spiccia), sarà inevitabilmente discendente.
A questo si aggiunge un fattore distraente in più, del quale ho già parlato, ma che voglio ricordare. Il quintetto di esperti, è vecchio, vetusto, pluri-premiato, annovera componenti esteri, gode di fama.
Il messaggio è chiaro: noi poveri cafoni non avremmo gli strumenti, per un lavoro così complesso. Che richiede saggezza ( e di qui l’età), competenza ( e di qui i premi e pluri-premi), pazienza ( e così si spiega anche perché dovevamo aspettare quasi 16 mesi per arrivare alla loro designazione).
Al momento, la palla lanciata ieri è ancora in ascesa, ma sta già rallentando. Contrastata dalla gravità, la sua parabola comincia a flettersi, e tendere pericolosamente di nuovo verso il suolo.
Pesa sul suo cammino, l’evidenza dei fatti: come il dettaglio, acclarato, che i soldi non ci sono.
Con cosa verrà finanziata l’esecuzione dei progetti di lorsignori? Circa l’onere di progettazione, siamo certi invece, che i saldi saranno rapidi. Non vorremo fare anche la magra figura di dimostrare lentezze burocratiche persino nel saldare gli onorari di cotanti illuminati progettisti, la cui fama( che li precede) promette che non verranno per quattro denari.
Luminari scelti con lentezza pachidermica, nell’assenza di indiscrezioni che il “necessario riserbo” prevede, arrivano anch’ essi calati dall’alto, gettati sul tavolo come un poker d’assi, promettendo che loro risolveranno il problema.
Attraverso le idee, promette Chiodi. E dire che di idee ne abbiamo messe per iscritto molte, e importanti. Impegnative e provenienti da chi di questa e della futura città dovrà far uso, e non più abuso.
Abbiamo però lo svantaggio innegabile d’aver lavorato gratis, da subito, e d’essere privi di pedigree. In più d’essere, mediamente, molto più giovani della nostra classe politica, e della casta chiamata a darci idee illuminate.
Come in tutte le commedie, quando lo sceneggiatore ha fatto un po’ troppo casino con i personaggi sul palco, quando dagli intrighi non si viene più fuori e la trama non avanza, è buona norma calare dall’alto delle quinte, il solito “DEUS EX MACHINA” a cui regista, librettista e sceneggiatore, si affidano speranzosi.
Mette a posto tutto lui, e il pubblico, sollevato dalla prospettiva di un fine allo strazio, si lascia trascinare in un fragoroso applauso, mentre il direttore d’orchestra dà fondo alle ultime energie, sempre più scapigliato, sognando il camerino e lanci di rose.
E’ successo dopo il terremoto, e quel ruolo se lo contendevano in due. Uno bassotto e tracotante, l’altro brizzolato, con una cervicale problematica, dissimulava assai bene la sua tracotanza. Allora il pubblico, ancora nel pieno di uno spettacolo che non avrebbe mai voluto vedere, gli ha creduto. Ed è restato, in buona fede, col naso all’insù a vederli dare ordini e governare un’uscita (dignitosamente credibile?) dal primo atto.
Oggi viviamo il secondo atto. E dal teatro siamo noi a non voler uscire. Non più, ora.
Compresi alcuni dei meccanismi messi in campo, scalpitiamo insofferenti alla calata di un quintetto, ove prima c’era il succitato duo. Evidentemente, per compensare l’assenza di quei calibri, occorre aumentare il numero dei soccorritori.
Finora richiamare personaggi celebri (basti pensare all’acclamazione di Fontana a capo delle struttura tecnica di missione mai decollata) ha solo avuto la strumentale funzione di allontanare la cittadinanza ed i suoi saperi espressi professionalmente dal momento delle decisioni. Penso al Collettivo99, al loro lavoro mai preso in considerazione. Giovani tecnici aquilani, destinati da queste cricche ad essere solo liberi pensatori. A fare esercizio di stile, quando avremmo potuto da più di un anno fare un più proficuo esercizio DI CANTIERE, se solo fossero stati ascoltati.
Mi si dice che è da provinciali criticare sin dall’inizio. Mi si dice che noi dovremmo aspirare al “vaglio” delle scelte che costoro faranno per noi e la nostra città. Così verrà il giorno in cui saremo noi, criticandole, ad essere accusati di ritardare la ripresa.
Beh, di fronte a tutto ciò, dal loggione(non ci spetta la platea, figurarsi il palco!) vi giungano i miei più sinceri e fragorosi fischi.
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