CHI L’AVREBBE MAI DETTO

2 07 2010

Quando anche questa sarà fatta, inizieremo a prendere la pala, e scaveremo.

Più giù, senza ausili meccanici, non si riesce ad andare. Più giù del fondo, se vuoi, puoi scavare anche a mano nuda, ma sempre ti tocca scavare.

In tutti i sondaggi che vengono citati dalla tv o sui giornali, emerge che il “campione” esaminato è nettamente contrario alla legge bavaglio. Chiamatelo così, se siete dei concreti, o chiamatelo “DDL Intercettazioni” se vi fa figo.

Da un populista come Berlusconi mi sarei aspettato tutto, meno che l’incapacità di convincere anche stavolta la massa che le sue necessità personali siano anche le nostre.

E’ forse la prima volta, che non ci riesce. Eppure, prosegue: è troppo importante.

Quanti danni gli hanno fatto le intercettazioni? Tanti, decisamente troppi. Le telefonate tra lui e Dell’Utri che parlano della bomba che Mangano (l’eroe) aveva messo in casa di Berlusconi, sono un esempio tra tanti.

Con la legge bavaglio chi l’avrebbe mai saputo?

Le intercettazioni dei nostri magistrati, quanti danni hanno fatto al governo? Ancor di più, se possibile.

Case regalate, appalti, grandi opere, G8 della Maddalena, massaggi al Salaria Village, e così via. Con le intercettazioni è persino tramontata la Protezione Civile SpA, per ora.

Con la legge bavaglio, chi l’avrebbe mai saputo?

E quale regalo hanno fatto le intercettazioni a noi Aquilani?

Uno. Enorme.

Abbiamo avuto la prova provata, la certezza d’averlo sentito con le nostre orecchie, che siamo un affare economico di proporzioni storiche, in tutta Europa.

Al solo pensiero, ridevano nel letto;  contemporaneamente 308 di noi, nel letto morivano.

Certe notizie non stupiscono, magari. Ma indignano e uniscono.

Ci siamo ritrovati allora, e non ci siamo più lasciati. E oggi siamo tanti, diversi e consapevoli di esserlo, ma più svegli e indignati di prima.

Con la legge bavaglio chi l’avrebbe mai saputo?

Al telegiornale che ho intravisto stamattina pare che ieri in Piazza Navona ci fosse anche la D’Addario, e che l’abbiano contestata. Lei, si difendeva: le sue registrazioni (estorte con l’inganno), ci hanno fatto sapere, diceva lei.

Grazie a lei abbiamo saputo che c’era una “escort” (che mi dicono essere il termine tecnico e politically correct che sostituisce quello, abusato e un po’ anni ’80, di “troia”) a palazzo Grazioli.

Che favori sessuali possono essere merce di scambio con il Presidente del Consiglio.

Chi l’avrebbe mai detto.

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MALA TEMPORA CURRUNT

29 06 2010

Lo scopro per caso, perché mentre studiavo mi arriva un’ e-mail da un amico di facebook. M’ha linkato sulla bacheca un’ articolo di Repubblica di stamattina a firma di Antonello Caporale.

Parla del commissario vescovile aquilano, e non resisto alla tentazione di non rimandare la lettura.

Risulta un esercizio non vano: scopro che la Curia dell’Aquila ha fondato una s.r.l. che si chiama Aquilakalo’s.

Capitale sociale versato 10.000 €, e presidente monsignor D’Ercole.

Dall’intervista riportata scopro che però D’Ercole sta per dimettersi, anzi dice d’averlo già fatto sapendo di mentire, perché risulta ancora presidente della s.r.l.

Cosa ci fanno i preti con una impresa di proprietà?

Ci gestiscono il danaro che arriva per le ristrutturazioni dei beni ecclesiastici dell’Aquila. Che sono un’enormità, e rappresentano buona parte delle nostre bellezze. Valori inestimabili, che lo Stato italiano di certo finanzierà con fiumi di miliardi. La Chiesa, si sa, è povera.

E allora bisogna saperli spendere. saperli far girare, ‘sti quattrini.

Mi domando a cosa serva la Sovrintendenza. Mi domando perché lo Stato debba consegnare quattrini nostri alla Chiesa, che poi decide come spenderli, dove indirizzarli, a chi darli e per fare cosa decidono loro. Inutile nemmeno ipotizzare la quantità di giri clientelari che si attivano dietro un circuito “virtuoso” come questo.

Penso che Balducci era/è il galantuomo di Sua Santità. E’ tutto un programma.

D’Ercole, che fiuta l’aria che tira,annuncia di volerne uscire. Che il Presidente della s.r.l. sarà un prete, ma non lui. “non vorrebbe, tra qualche anno, rimanere invischiato in qualche storia”.

L’importante è aver messo in piedi la macchina. Gli ingranaggi poi, si oliano.

Se non ce la fa lo Stato a metterci la tassa di scopo per ricostruire L’Aquila, state certi che ce la fa il Vaticano. Potrebbe non essere la stessa cosa. Opere di carità la Chiesa non ne fa, ma mi va di immaginare uno scenario non troppo campato in aria, se non si ha la memoria labile: la s.r.l. compra immobili danneggiati da cittadini esasperati dalla lentezza elefantiaca della ricostruzione guidata dallo Stato; ottiene così finanziamenti pubblici per i restauri, che vengono fatti dai sagrestani di turno. La città, prima o poi è ricostruita, ma non sarà più nostra.

Un democristiano che i preti li conosceva fin troppo bene diceva che “a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina”.

Dopo un presidente operaio, abbiamo anche il prete imprenditore. Imprenditore coi soldi degli altri. i nostri, i vostri. La Chiesa, si sa: è povera.

Mala tempora currunt, da 2000 anni a questa parte.

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COINCIDENZE ISOLATE

21 05 2010

E così, mentre mi auguravo di aver il peggio ormai alle spalle, non c’è un attimo per  pensare positivamente al futuro.

Leggo che il Consiglio dei Ministri si è riunito ed ha trovato il successore del prefetto Gabrielli, che si appresterà poi a succedere a Guido Bertolaso a Capo della Protezione Civile.

(piccola digressione: quanto ci scommettete che ci sarà chi si straccerà le vesti, persino qui a L’Aquila, nel momento dell’addio?ci metto la mano sul fuoco che sarà così)

Dunque, però, hanno trovato anche il sostituto per il sostituto. Ed è una sostituta.

La signora in questione si chiama Maria RIta Iurato, e proprio all’ultimo, pare che stesse per non farcela.

Il caso ha voluto che infatti, nell’inchiesta che ha fatto dimettere Scajola (siamo in attesa che anche l’ex-ministro si faccia una ragione del fatto che non è normale pagare così poco una casa fronte Colosseo) sia saltata fuori una lista dal significato oscuro: nomi e cognomi eccellenti, di presunti clienti delll’imprenditore Diego Anemone, quello della cricca.

E guarda un po’, c’è anche il neo prefetto, tra di loro. In una lista di notabili che conta 400 nomi tra cui Pupi Avati, Cesara Buonamici, Balducci, Nicola Mancino. Tutti nomi noti.

Ovviamente non significa nulla di sicuramente negativo, ma L’Aquila è un nodo centrale della vicenda nazionale che sta investendo la Protezione Civile il Governo e che sembra sempre più legata ad un diffuso sistema di malaffare istituzionale.

Per questo, qualche coscienza s’è agitata, dicono, e la Iurato ha rischiato di dover passare la mano. Poi, si è deciso d’andare avanti con la nomina.

Quanto poteva essere opportuno mettere a capo della struttura che controlla la legittimità degli appalti pubblici del più grande cantiere d’Europa, una persona dai legami tutti da chiarire con Anemone?

Da uno a dieci, quanto?

In questo mare di “casi isolati”( come Berlusconi ha definito, prima della puntuale smentita e fraintendimento, i casi di Verdini e Scajola), questa è una coincidenza. Isolata pure quella.

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