IO NON ABDICHERO’

29 07 2010

La notizia mi ha trovato in Assemblea Cittadina.

Via la gestione degli Enti Locali, torna tutto alla Protezione civile.

Al silenzio con cui per i primi secondi è stata accolta ha fatto eco, nella mia mente, una sola immagine. Sassaiole, barricate. La città a ferro e fuoco. La città assediata.

E lo sconforto, per un attimo ha avuto il sopravvento.

Io non voglio la ricostruzione militare.

Io non voglio ancora imposizioni.

Io non voglio essere ospite in casa mia.

Io non voglio deroghe.

Io non voglio l’assistenzialismo.

Io non voglio l’assenza dei controlli.

Io non voglio una ricostruzione indiscutibile.

Io non voglio piani fatti da altri per il mio futuro.

Non voglio le regole speciali, voglio fondi speciali.

Non voglio censure ed ancora militarizzazione.

Io voglio disegnare con la mia comunità il nostro futuro.

Voglio che ci sia condivisione.

Voglio che ci prendiamo il tempo che serve per riconoscerci tutti nella città di domani.

Voglio che domani sia meglio di oggi. Ma meglio anche di ieri.

Voglio che si dimostri che la legge è un valore, non un ostacolo.

Voglio pensarla con tutti, la città di domani.

Nessuno deve insegnarci a pensare.

Nessuno deve venirci a comandare.

Nessuno deve essere al di sopra della legge, non più.

Leggi chiare e i soldi che servono. Un progetto che piaccia a tutti noi, che ci renda orgogliosi della città che avremo.

Così L’Aquila sarà ricostruita.

A L’Aquila oggi. A L’Aquila, se vorremo, anche domani.

Per volontà si resta e per volontà si va. Ma nessuno può imporci la fuga da casa nostra. Se è questo che si vuole ci sarà guerra, e sarà stata voluta non da noi. Non c’è più niente da perdere, e tutto ciò che resta è da difendere. A cominciare dal nostro diritto all’autodeterminazione.

A costo di barricarci dentro le mura, chiuderci le porte della città alle spalle e respingere l’invasore finché ne avremo le forze.

E’ il confronto tra chi vede nella legge un valore o un ostacolo.

Tra chi vede nei diritti del singolo e della comunità i limiti delle proprie libertà.

E’ la battaglia campale tra libertà collettiva e sopruso del singolo.

E’ il confronto tra la volgare semplicità della dittatura da un lato, e la nobile complessità della democrazia dall’altro.

Scelgo il valore delle leggi, scelgo i diritti della comunità e dei singoli, scelgo la libertà e la ricostruzione democratica. “il popolo sovrano” è un concetto che va riempito di contenuti, cominciando da quì e da questo affronto.

Voi TUTTI, dovete scegliere il vostro lato. Siete obbligati ad una scelta. E per la scelta che fate, essere disposti a mettervi in gioco.

Se non l’aveste capito, si comincia da oggi. E si fa sul serio.

Il popolo è sovrano, e io non abdicherò.

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DI DENARO E D’ALTRE SCIOCCHEZZE

21 07 2010

I soldi c’erano, ma non li potevamo spendere meglio.

I soldi c’erano, ma non li sapevamo spendere.

I soldi c’erano, ma non li sapevamo chiedere.

I soldi c’erano, e non ci sono più.

La parabola dei quattrini spesi sul terremoto ieri ha scritto l’ultimo capitolo. Ora è tempo che chi ci ha portato in giro per un anno e mezzo, si levi dalle palle e vada, più utilmente, a prestare la sua opera nei campi. Sempre che non vogliano fare danno anche lì. E sempre che nessuno decida di accoglierli con i forconi.

Nel frattempo, dal Giornale aspettiamoci un titolo del tipo: “Gli Aquilani vogliono l’albergo gratis”.

dice Spinoza.it a questo proposito: Quest’albergo non è una casa!

Rimontiamo le tende? La stagione è ottima.

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EMENDAMENTI e REFUSI

5 07 2010

Vivo con apatia la vigilia della manifestazione che ci apprestiamo a compiere, ancora una volta a Roma.

Credo d’essere in buona compagnia. La stanchezza, forse. L’incertezza su tutto, forse. L’estate che qui non si sente, forse.

Un po’ perché non mancano i diluvi pomeridiani cui da tempo ormai siamo abituati.

Un po’ perché effettivamente si è stanchi.

E poi c’è la crisi di governo, forse.

Non succederà, ma se succedesse, riusciremmo in un grande slam, senza volerlo.

La peggiore catastrofe naturale degli ultimi 100 anni, nel bel mezzo della peggiore crisi economica degli ultimi 90, cui va ad aggiungersi una crisi di governo.

Sarebbe notevole, non c’è che dire.

E comunque questa prossima è una manovra talmente iniqua e vergognosa che la lista di chi la combatte è chilometrica. C’è però chi mi fa sapere che saremo davvero tanti. Circolava la cifra di 57 autobus, e cresceranno ancora. Diluiti a Roma può non impressionare, ma è una cifra notevole. Lo è ancor di più se considerate che li paghiamo di tasca nostra. Vengono anche autobus di aquilani sulla costa, ancora a migliaia lì.

15 € a cranio, per passare una giornata che si preannuncia africana davanti al muro di gomma della politica italiana, autoreferenziale.

Pare che ce li mandi sempre qualcun’altro a sedere lì, in Parlamento, che a noi non devono rispondere. Nonostante tutto, paghiamo 15€ a testa per andargli a dire che ci servono soldi veri. Noi ci saremo, ma credo molti ci arriveranno col fiato corto.

Un po’ perché è estate. Un po’ perché siamo stanchi. Un po’ perché non ci cagheranno di pezza. Un po’ perché magari di noi non frega niente a nessuno. Un po’ perché Minzolini saprà fare il suo sporco lavoro anche stavolta.

Un po’ perché c’è un bavaglio da approvare. Un po’ perché chiedono soldi a tutti, e da noi ne hanno spesi tanti. Non per noi, non per tutti noi, non per le nostre volontà. Un miliardo per le CASE, e più di 20 milioni al mese per gli alberghi. Ancora oggi, visto che le case non bastano per tutti, e quelle nostre da riparare giacciono, e di miliardi da buttare in pasto alla cricca non ce n’è più. E’ talmente lampante che avevamo ragione a levare le nostre voci di dissenso, che non si dovrebbe nemmeno più ripeterlo. Eppure..

Stanchezza, allora. Frustrazione. Senso d’impotenza. Le tasse abbiamo già ricominciato a pagarle, dal 1° Luglio.

Se non fanno marcia indietro, arriveranno i protesti, i  contenziosi, le cartelle esattoriali. Allora bisogna andarci, e poi tornare a casa. Incazzati, sfiduciati, ogni volta più incazzati e più sfiduciati.

Tornare a casa, almeno a respirare. Abbiamo un’aria che a Roma si sognano: fresca, pura, cristallina. Puoi respirare a pieni polmoni, farti coraggio, e andare avanti finché ce la fai.

Respirare è gratis. Salvo emendamenti e refusi.

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L’ULTIMA TRUFFA

8 06 2010

Ecco l’ultima truffa ai danni dell’Aquila. Città delle 99 cannelle, delle 99 piazze, chiese e fontane, ma anche città del Miracolo, del “dormite tranquilli”, del “alle 3:32 io ridevo nel letto, non capita un terremoto ogni 5 minuti.”,città dei 308 morti, città dei 48.000 sfollati e degli innumerevoli disoccupati.

“L’articolo 43 della manovra finanziaria in discussione al Senato prevede il totale snaturamento della Zona Franca Urbana. Cambia il nome e conseguentemente lo scopo della norma, non più Zona Franca ma zona “a burocrazia zero”. Non ci sono più sgravi fiscali e sgravi contributivi per 5 anni, come era previsto dalla legge voluta da Romano Prodi, ma solo un iter facilitato dal punto di vista procedurale per chi vuole aprire una nuova attività. La norma precisa che le risorse stanziate, nel caso de l’Aquila 45 milioni di euro in tutto, sono nelle disponibilità del Sindaco per elargirle ad eventuali aperture di nuove attività. Quindi, per capirci, non si prevede più un vantaggio fiscale automatico per più anni ma un aiuto discrezionale nelle competenze del Sindaco fino ad esaurimento dei 45 milioni di euro stanziati.”

Il 16 Giugno scendere in piazza è un obbligo nei confronti della nostra intelligenza. Perché L’Aquila non sia più anche la città dei 70.000 dormienti.

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Ps. Il virgolettato proviene da un comunicato stampa appena diramato dall’On. Giovanni Lolli, che ha ben definito, questa novità come l’ennesima “tegola” che si abbatte sulle nostre teste.





INVASIONE DI CAMPO

31 01 2010

Credo che ognuno di noi abbia, nel suo passato più o meno lontano (si sa,l’anagrafe non perdona) dei ricordi di quando si giocava con altri coetanei sotto casa.
La frase che anche oggi si sentirebbe più spesso pronunciare è proprio “PASSA”,quel concitato e disperato”PASSA LA PALLA!!”.
L’ho sentita e detta anch’io, questa frase un’infinità di volte. Mai però che la palla me la andassi a prendere con forza, scavalcando compagni di squadra.
Il massimo che potevo fare, era provare a toglierla ad un avversario,ma non era nemmeno così frequente.
Succede poi, che passino gli anni, e la palla ti viene voglia di prenderla a tutti i costi, perché lo ritieni importante.
Due giorni fa, il Governo, dopo aver deciso tempi regolamentari, campo di gioco, ed essersi giocato 3/4 della partita,c’ha passato la palla.
Adesso sarà la Regione Abruzzo, nella persona del suo Presidente Chiodi a controllare e gestire la macchina della ricostruzione.
Berlusconi, però, l’ha detto: resterà al nostro fianco, e chi avrebbe mai sperato la facesse finita così.
Tornerà,dunque, eseguirà il suo controllo a distanza e marcandoci a uomo, che tanto i suoi uomini sono tutti ai posti giusti, ed anche quelli direttamente non suoi, danno tutta l’aria di chi la casacca,la cambierebbe volentieri.
Ma in questa partita non siamo restati troppo in panchina? Se l’allenatore non ci calcola, cosa fare? Restare bambini, in attesa?
Da parte mia no, non credo proprio sia più il caso: non pagava allora, non pagherà nemmeno oggi.
La partita si gioca sul nostro terreno, il premio è la nostra città.
Di tutti, e quindi anche mia e tua, che forse sei Aquilano/a, e leggi.
Per parte mia, la giocherò quotidianamente, informandomi in primo luogo, che senza sapere la verità dove vogliamo arrivare?
E poi, curiosando qui e là, so che le idee di tanti verranno fuori, dobbiamo solo farle presenti, ma stavolta con convinzione, perché si tratta di decidere delle nostre vite, del nostro angolo di mondo.
Che sia allora, finalmente, l’invasione di campo.