Ieri pomeriggio. Nuvole ed afa irrespirabile. Una piazza stretta già di suo, e stretta ancor di più dall’incombente ponteggio che promette di saper reggere la grande cupola di San Bernardino. E il retro, (sfasciato non meno della facciata -più nota-della scuola De Amicis, per la quale si spende l’impegno delle Amiche per l’Abruzzo) che anche su quella piazza si affaccia. Piazza del Teatro. Sfasciato pure quello, schiuma arancio che sigilla le sue vistose crepe, tanto grandi che ci infileresti due mani. I cantieri, manco a dirlo, sono fermi e silenziosi, in attesa di tempi migliori.
L’inaugurazione, l’annuncio gaudio magno urbi et orbi di “Cantiere Aq” va in scena in un contesto così: circondata dalla zona rossa, al “ridotto” del Teatro Comunale.
Mentre ci arrivi sei sormontato dalla grandezza fisica del disastro; ne deriva una ritrovata voglia di cercare motivi di speranza. E quella piccola folla radunata davanti al ridotto, a cercare fuori aria più fresca che all’interno, sperava di respirare e di trovare ieri un nuovo motivo di fiducia nel futuro.
Si entra, si prende posto. Io, mentalmente registro.
La donna dell’entourage Pezzopane che introduce l’inizio della conferenza, immediatamente da il la. Batte un diapason tutto suo. La nota la percepiscono quelli che hanno orecchie più smaliziate.
“Diamo inizio alla presentazione di Cantiere Aq, questo nuovo soggetto politico, questa associazione, che…”.bla bla bla.
Faccio un salto sulla sedia.
Anche Elisa, giornalista Aquilana seduta di fianco a me, se lo segna a caratteri cubitali sul taccuino: SOGGETTO POLITICO.
Non speravo in un messaggio tanto chiaro, tanto esplicito, in fondo sì, tanto sfacciato.
Si va avanti. Lettura del manifesto dell’associazione. Tante belle parole. Se l’Assemblea cittadina avesse avuto un manifesto, non avrebbe potuto essere che quello che ci viene letto ora dal palco, dalla stessa donna dietro un leggio. Sembra una lettura di poesia d’avanguardia. E invece no.
Presenti: Badaloni( Europarlamento), Lorenzetti(Ex Presidente Umbria), Giulietti(Articolo 21), Lolli, Cialente (in ritardo, e sempre più sfranto, sfibrato) e ovviamente la padrona di casa: Stefania Pezzopane. O solo Stefania, per quell’aquilanità di sinistra che se la ricorda forse ancora ragazza quando ragazzi erano pure loro. Per loro basta il nome. Gente dell’età dei miei genitori, o iscritti “al Partito” di una volta, che l’hanno vista crescere, politicamente.
Ebbene inizia il discorso della Presidente della costituenda associazione. La Presidente, per antonomasia, è lei. Discorso bello, del resto lo dicono tutti: “Stefania parla bene”.
Mette molto le mani avanti. Specifica più volte, anticipa più volte le affermazioni più strettamente “politiche” dicendo che questo è un soggetto, un attore “IN PIU'” nella scena aquilana. Che non va a sostituirsi a nessuno di quelli già presenti. (Excusatio non petita)
Poi però si dice che è uno spazio aperto ai cittadini, per essere luogo di incontro, di scambio, di proposta di idee, di confronto e di decisione tra pari. Tra cittadini, “tutti aquilani” (“per chi crede che l’unico vero obbligo di appartenenza sia quello verso l’umanità e la civiltà, senza sottocategorie distintive”).
Cioè, per dirla bruta, il soggetto politico messo su da un personaggio politico,iscritto e rappresentante di un partito politico, dovrebbe svolgere la funzione che è propria dell’Assemblea cittadina.
Nata perché di un luogo così c’era bisogno,se ne sentiva la necessità. E si è deciso di incarnarlo in modo corale. Reprimendo quotidianamente le spinte personalistiche che innegabilmente ciascuno porta, reprimendo (anche queste quotidianamente) preconcette visioni partitiche della realtà, in un’ottica diversa. La città è di tutti, e non ha colori. E’ il nostro patrimonio passato, e dobbiamo cercare di far sì che possa essere un patrimonio anche futuro. Punto. Non serve altro. E, scuserete la diffidenza, ma una cosa del genere la fanno cittadini liberi. Anche se solo da logiche di partito. Partito di cui si fa parte , e anche di quello in cui prima o poi si entrerà.
Non è naturale che si proponga di farlo un politico di rango in cerca di sistemazione adeguata alle ambizioni personali.
Non so voi, ma io credo che un politico non possa tentare di incarnare realtà ed aspettative della sua “base” di riferimento e anche di chi non appartiene alla sua stessa parte politica, senza correre il rischio di apparire per chi conduce un’operazione populista, e poco credibile nella sua onestà intellettuale. Può semmai cercare di costruire con le altre parti politiche un consenso su obiettivi comuni. Che vanno interpretati da PIU’ soggetti concordi. Non da un solo interprete. Non può, uno solo interpretare tutto, per tutti. Non può essere il monologo, la ricostruzione. Nemmeno il monologo di chi promette ( e solo questo può fare) di avere orecchie per tutti. Perché la bocca è sempre una, come la testa. Altrimenti è la schizofrenia, o peggio, l’inciucio. Il populismo di sinistra. Un orrore.
Parlano tutti dopo di lei. La Lorenzetti ha un altro passo. Donna che c’è passata per una ricostruzione. Che parla di cordoli di cemento armato con la stessa disinvoltura con cui parla di incontri e tavoli e leggi nazionali per la ricostruzione. Di Intese Governo-Regione. Di incontri istituzionali. Ci invita a non mollare sulle nostre richieste. Sui nostri diritti. Non lo faremo, può starne certa. Badaloni, indignato per l’uso fatto dell’informazione televisiva del TG1 (e altri) sul terremoto. Strappa applausi, è chiaro. Dichiara però che ha scoperto oggi che abbiamo 54.000 sfollati. ( Esclamo dentro di me: ” e ci fai il Parlamentare Europeo e il giornalista RAI, ma potevamo vincere la guerra?” roba da farti cascare le braccia. Un anno e mezzo quasi che la gente si informa sui blog, e loro, nei palazzi non ne sanno una sega!!)
Giulietti propone di dedicare spazi giornalistici fissi, ossservatori sulla ricostruzione. Buona idea, mi domando chi lo dovrebbe consentire.
E poi Lolli, che accenna un’autocritica per i momenti in cui la politica locale era assente e siamo stati presenti noi. La gente. Che dice “gli ha suonato un po’ la sveglia, gli ha dato coraggio”.
Spazio alle domande. tre o quattro che tessono le lodi di Stefania, appunto. Basta Stefania, per loro. Lucci, dell’Accademia dell’Immagine che batte cassa per i suoi debiti. Che ci chiede, A NOI(!) cosa vogliamo fare con i debiti dell’Accademia. Se vogliamo volare alto, comportarci da capoluogo e difendere ciò che abbiamo. Partendo, secondo la sua personale visione, dall’Accademia. Il Sindaco, per chi non lo sapesse, ne è il Presidente.
Vorrei quasi domandargli se non era il caso che chiedesse un appuntamento per parlarne con i diretti interessati. No, perché a me onestamente non mene frega niente dei suoi debiti. Non ora. In generale non mi frega di interventi fatti in pubblico “pro domo sua”.
E così, per ultimo, prima che si passi il microfono al Sindaco, faccio l’ultimo degli interventi dal pubblico. Anziché fare affermazioni, come tutti quelli che mi hanno preceduto, (eccetto una ragazza che ha detto “non vi dimenticate che siamo una città universitaria”) decido di fare delle domande.
“Questa associazione siederà alla pari delle altre nell’assemblea cittadina, strumento che ci siamo dati per confrontarci senza eccessivi personalismi, e per interpretazioni collettive e corali circa la strada da percorrere nella ricostruzione? Oppure tenta di essere una fagocitosi dell’Assemblea stessa che dovrebbe riconoscersi nella Pezzopane, capace di interpetare tutto e tutti. Di dirci poi lei, come si deve fare?” Sarebbe da aggiungere qualcosa del tipo ” e magari di farlo anche, quando sarà diventata deputato, e Sindaco, se gli incastri tra chi cade prima, il Governo o Cialente, glielo consentiranno?” ma non lo dico, meglio di no.
La Pezzopane, a denti stretti risponde che assolutamente, l‘intento non è la fagocitosi. Che certamente alcune cose si faranno insieme in Assemblea, ma che altre le si può portare avanti in solitudine, ed in altre sedi.
Ci sono però dei casi, e forse sono la maggioranza, in cui più che farsi dare una risposta da un politico, l’importante è avergli fatto una domanda. Perché alcune domande possono insinuare il dubbio in chi ascolta farle, e mandare un messaggio a chi ne è il destinatario.
Il messaggio è arrivato senz’altro. Stefania non è fessa.
E nemmeno noi ; per ogni soggetto, anche politico, c’è un predicato. Quello che cantiere Aq predica, io l’ho capito. Non pretendo di avere ragione. Basterà aspettare, e constatare.
Credete che sia giusta l’intuizione? Allora condividete, e salviamoci il nostro esperimento di democrazia partecipata. Perché sia finalmente partecipata e democratica per davvero.
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