EROE E’ CHI AFFONDA LA LAMA

19 05 2010

Adesso non mi venite a dire che è un eroe.

Ho avuto modo di vederlo al lavoro. L’ho visto far registrare ore ed ore di interviste per mesi e mesi, nella mia città. Per denunciarne lo stato di totale abbandono, per denunciare quello che fino ad allora nessuno aveva detto: che L’Aquila è stata, era all’epoca in cui sono venuti ad intervistare me e i miei amici concittadini, ed è tutt’ora una operazione d’immagine del Governo Berlusconi. E non solo: è stata ed era allora un luogo ove si sperimentava la privazione delle libertà individuali, oltre che un luogo di speculazione gelatinosa, di malaffare politico ad ogni livello.

E di tutto quello che i suoi redattori hanno visto, registrato, di tutto quello che hanno capito grazie a noi, che gli abbiamo portato quei dati, quei documenti che ci avevano aiutato ad orientarci, a capire cosa ci stava succedendo, nulla è andato in onda.

Mai, e mai ci andrà.

L’Aquila, per il suo programma di successo, è stata una scenografia mostrata con la giusta illuminazione, in un collegamento esterno che nulla ha portato, se non alla stessa domanda che mesi più tardi ha scandalizzato però di più della prima volta. Quel “ma allora preferivate i container?”, quella oscena, indecente, disonesta domanda tendenziosa ed irrispettosa della complessità ed organicità delle nostre giuste e motivate obiezioni al “miracolo aquilano”.

Quella è stata la sua attenzione a L’Aquila. E poi filmarono ancora.

Eravamo in carriola, e continuavamo a incocciare contro quel muro di gomma che ci opprime. Lo facevamo allora, lo facciamo oggi. Lo faremo domani, e non perché potranno esserci le sue telecamere. Perché è così che reagiamo. Sarà sbagliato, ma non moriremo in silenzio.

Il silenzio, a lui non è stato imposto, se lo è scelto. Eroica auto-censura.

Bruno Vespa, non ha gradito la lauta buonuscita di cui si parla nei giornali di oggi: dice che “la persecuzione è evidentemente un buon affare, un qualcosa di redditizio”.

E’ piccato Bruno Vespa. Lui ha fatto il suo ignobile spettacolo sulle carriole, le ha usate platealmente per diffondere il suo messaggio. e per quel messaggio, è stato attaccato.

E Santoro, invece, ha avuto per mesi il coltello dalla parte del manico; glielo abbiamo messo in mano noi.

Eroe è chi affonda la lama.

Santoro l’ha solo tenuta tra i denti per mesi. E voi italiani non lo avete nemmeno saputo.

Sventurato il paese che ha bisogno di eroi.

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IN CHE MANI SIAMO (lettera aperta a Michele Santoro)

20 02 2010

Ci ho messo quattro giorni per prepararmi, e due per riprendermi dal colpo. Nel giorno di massima attenzione verso noi Aquilani, quando abbiamo rialzato la testa e sfondato le barriere del centro storico, c’erano tutti quelli che da 11 mesi a questa parte avrebbero dovuto esserci,e mancando invece ogni volta l’appuntamento. Quel giorno, nella rappresentanza RAI c’era quello che per me rappresentava la luce in fondo al tunnel: la troupe di Annozero. Leggi il seguito di questo post »