L’AQUILA VOLA A ROMA

25 06 2010

Questo è solo l’antipasto, l’inizio: finché non ci sarà data risposta, il Consiglio Comunale ha proclamato lo stato di agitazione permanente. E il 6 Luglio, TUTTI dobbiamo andare a Roma.

Ci accamperemo sotto il Senato, se necessario. Siamo gente orgogliosa, che non molla l’osso. Più che mai non possiamo mollarlo ora. Tutti, devono portare amici e parenti a Roma. L’assemblea cittadina come sempre si riunisce tutti i giorni dalle 18 al tendone, in particolare il mercoledi, e la domenica alle 11. Si organizza tutto da soli. Aiutate, aiutateci, venite a Roma il 6 Luglio.

Il 6 Luglio, si vince o si perde. Nessuno escluso.

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IN GIRO IN CITTA’

21 06 2010

Domani saranno a L’Aquila i direttori delle testate giornalistiche nazionali.

Sono stati invitati tutti. Dal Corriere della Sera passando per Repubblica, Il Fatto, ed arrivando a Il Giornale.

E’ un’iniziativa del Sindaco, stufo (finalmente) di sentir declamare ai quattro venti che L’Aquila è ricostruita. Un semplice giro in “zona rossa”, silenzioso, per vedere la realtà delle cose.

La città mostrerà il suo stato attuale,al netto della propaganda di Governo. Naturalmente questo giro in città sarà documentato anche da quotidiani locali, e ci sarò anch’io, nel mio piccolo.

Mi hanno fatto l’accredito, senza che nemmeno lo chiedessi. Ormai, qui più che altrove, è passata l’idea che i blog sono l’informazione dal basso di cui abbiamo bisogno. E’ un’informazione che è debole nei numeri complessivi, e che si rivolge ad un pubblico per natura moderno e curioso.

Ma forse, senza blog, non ci sarebbe stato nessun giornalista cui venisse il dubbio che la realtà da raccontare dovesse essere un’altra.

E allora, la prima risposta sull’utilità di questo esperimento di domani la darà la reale adesione dei Direttori. Già si vocifera che alcuni mancheranno; non è difficile immaginare quali.

Non è nemmeno il caso di domandarsi perché.

C’è chi viene e va nel giro di due ore, pensando d’aver capito tutto. Di quelli devi pensare “almeno sono venuti”.

C’è chi viene e sta qui per mesi: sono pochi, in realtà. Mi viene in mente solo Alberto Puliafito, torinese, che ha vissuto 8 mesi a L’Aquila e ne ha tratto un lavoro bello, utile, che non ha fatto scandalo perché lui non è Sabina Guzzanti. Di persone come lui, devi pensare “menomale che esiste gente così”.

E poi c’è chi, invitato ad avere un’occasione in più per misurarsi con la realtà, la rifugge, e declina l’invito.

Vi dirò domani, cosa penso di loro.

Stazione Mir, domani, è in giro in città.

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EROE E’ CHI AFFONDA LA LAMA

19 05 2010

Adesso non mi venite a dire che è un eroe.

Ho avuto modo di vederlo al lavoro. L’ho visto far registrare ore ed ore di interviste per mesi e mesi, nella mia città. Per denunciarne lo stato di totale abbandono, per denunciare quello che fino ad allora nessuno aveva detto: che L’Aquila è stata, era all’epoca in cui sono venuti ad intervistare me e i miei amici concittadini, ed è tutt’ora una operazione d’immagine del Governo Berlusconi. E non solo: è stata ed era allora un luogo ove si sperimentava la privazione delle libertà individuali, oltre che un luogo di speculazione gelatinosa, di malaffare politico ad ogni livello.

E di tutto quello che i suoi redattori hanno visto, registrato, di tutto quello che hanno capito grazie a noi, che gli abbiamo portato quei dati, quei documenti che ci avevano aiutato ad orientarci, a capire cosa ci stava succedendo, nulla è andato in onda.

Mai, e mai ci andrà.

L’Aquila, per il suo programma di successo, è stata una scenografia mostrata con la giusta illuminazione, in un collegamento esterno che nulla ha portato, se non alla stessa domanda che mesi più tardi ha scandalizzato però di più della prima volta. Quel “ma allora preferivate i container?”, quella oscena, indecente, disonesta domanda tendenziosa ed irrispettosa della complessità ed organicità delle nostre giuste e motivate obiezioni al “miracolo aquilano”.

Quella è stata la sua attenzione a L’Aquila. E poi filmarono ancora.

Eravamo in carriola, e continuavamo a incocciare contro quel muro di gomma che ci opprime. Lo facevamo allora, lo facciamo oggi. Lo faremo domani, e non perché potranno esserci le sue telecamere. Perché è così che reagiamo. Sarà sbagliato, ma non moriremo in silenzio.

Il silenzio, a lui non è stato imposto, se lo è scelto. Eroica auto-censura.

Bruno Vespa, non ha gradito la lauta buonuscita di cui si parla nei giornali di oggi: dice che “la persecuzione è evidentemente un buon affare, un qualcosa di redditizio”.

E’ piccato Bruno Vespa. Lui ha fatto il suo ignobile spettacolo sulle carriole, le ha usate platealmente per diffondere il suo messaggio. e per quel messaggio, è stato attaccato.

E Santoro, invece, ha avuto per mesi il coltello dalla parte del manico; glielo abbiamo messo in mano noi.

Eroe è chi affonda la lama.

Santoro l’ha solo tenuta tra i denti per mesi. E voi italiani non lo avete nemmeno saputo.

Sventurato il paese che ha bisogno di eroi.

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