COPPITO-3, ITALIA.

3 07 2010

Due anni fa, una vita fa.

Stamattina mi sono girato tutto Coppito-3 per finire di affiggere volantini per la manifestazione del 7 in ogni dove. L’ho fatto spostandomi da una piastra all’altra in motorino. Per pigrizia, perché fa caldo, perché non ho tempo per prendermela come una passeggiata e perché almeno, se devo passeggiare, preferisco farlo in posti belli.Mentre me ne andavo in giro per “piastre”, non ho potuto fare a meno di guardare, attraverso le finestre o le porte lasciate aperte, chi vive nei miei paraggi. In maggioranza persone molto umili, direi.

Dalle finestre del piano terra aperte, un’infinità di anziani, alle 11 del mattino ancora allettati, bocche aperte. Moribondi, direi. E soli. Badanti al lavoro dentro casa a rassettare, o sedute a guardare l’onnipresente tv di Silvio. Incontro una donna sulla cinquantina che sta sulla porta di casa, e mi chiede cosa sto affiggendo. Le do il volantino, sembra interessata. Mi domanda, “ma tu venivi al Globo, l’anno scorso?” “no, signora”. Si riferisce alla tendopoli che era stata allestita nel parcheggio di un centro commerciale, e mi deve aver confuso forse con qualcuno del comitato 3e32, che andava lì a fare assemblee. In quel periodo vivevo in camper. Pur essendo a L’Aquila non sapevo nemmeno cosa succedeva in città. “Eppure io a te t’ho visto, da qualche parte..”

Mi vergogno quasi a dirglielo, ma è probabile che m’abbia visto in televisione. Alla fine capisce, e poi mi domanda: ” senti, ma per tutte queste case che stanno vuote, che si deve fare, non li fanno i controlli?”

Le rispondo quello che da mesi viene ripetuto da tutti. Che bisogna chiamare i vigili urbani e segnalarlo. Che solo così possono fare i controlli e togliere le case a chi non le abita, per darle ad altri, che stanno ancora a 100km da casa. Magari in un buco d’albergo. Spendiamo 21 MILIONI DI EURO, per quegli alberghi. Ogni mese. E mancano i soldi per pagare le ristrutturazioni delle nostre vere case.

La signora tentenna. Le dico che anch’io l’ho fatto, che la denuncia è anonima, e che comunque è una cosa giusta da fare.

“eh, ma mò proprio noi glielo dobbiamo dire, mi pare brutto!”

Sembra sempre che tocchi ad altri, essere cittadini civili. A noi basta avere l’animo puro, sapere che avere un appartamento del C.A.S.E. e non occuparlo è un triplo spreco: inutile quando l’hanno costruito e pagato, inutile quando l’hanno occupato e mai abitato, inutile quando non l’hanno dato a chi sarebbe davvero servito.

Saluto, e vado via, verso l’ultima palazzina rimasta.

Una palazzina che sembra quasi nascosta in un angolo in fondo di tutto l’agglomerato: m’ è sembrata riservata a malati di mente. Erano inconfondibili, e i pulmini delle associazioni di volontariato parcheggiati lì fuori mi hanno tolto ogni dubbio.

Seduti al piano terra,all’esterno. A capo chino,rimuginavano chissà cosa con le sedie girate verso il palazzo. Non verso il panorama, che da quella piastra potrebbe essere ammirato.

Mi hanno ricordato scene viste solo in Sicilia e Calabria, nei paesini che ho attraversato con i miei genitori da piccolo. Lì gli anziani siedono in strada, ognuno davanti casa propria, e rigorosamente girati di spalle alla strada.

In nessun’altra palazzina ho trovato situazioni analoghe.

C’è forse una logica, in tutto questo. I pazzi da un lato, per favore, così non rompono a nessuno, non offendono la vista.

Anzi, meglio: così, per il loro bene, hanno un ambiente più riservato. Compartimenti stagni.

Lascio i miei volantini, e vado via. Nel frattempo un volontario che sta con loro cerca di convincerli ad andare all’Aquilone (principale centro commerciale dell’Aquila), a vedere una mostra di auto e moto d’epoca. Quella che una volta, di questi tempi, abbelliva Piazza Duomo e che non mi sono mai perso.

Due anni fa ho persino partecipato, con la 500 del padre della mia ragazza. Tirata a lucido per l’occasione; 3 giorni di corse, parate, prove cronometro e di regolarità. Tre giorni bellissimi. Arrivammo dodicesimi.

Oggi la 500 è ammaccata, la città è distrutta.

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8 responses

3 07 2010
Adele

Federi’ ma dove li hai visti i vecchietti che danno le spalle alle strade? dalle mie parti stanno davanti alle porte ma guardano passare le macchine 🙂
ad

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3 07 2010
Federico

Sarà.. a Terrasini, ad esempio. Ma lì stavano girati per non vedere quello che poteva succedere in strada, magari..

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3 07 2010
Tiziano Dal Farra (Belluno)

Ciao.

http://bit.ly/cv2udL
(una colonna sonora epica, per questo …viaggio di Fede)
Tovarish

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4 07 2010
Federico

graditissima, grazie! 🙂

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7 07 2010
Renato Fuchs

Caro Federico,
consentimi il tu non grazie alla conoscenza ma alla differenza d’età…
Sono stato per oltre un anno a L’Aquila, con il compito di coordinare il gruppo di persone che hanno progettato e seguito i lavori del Progetto CASE.
So che tu sei stato e continui ad essere fortemente contrario a tale Progetto, e ne comprendo le ragioni.
Sinceramente credo che le alternative sarebbero state peggiori, in termini di occupazione di territorio, di confort e di sicurezza. Anche riguardo ai costi al metro quadrato trovo che, per innalzarli, siano stati conteggiati lavori per realizzazione di servizi – in precedenza assenti o carenti – utilizzati ora anche dalle zone limitrofe alle aree CASE. Ma non ti voglio convincere.

Il motivo per cui ti scrivo è che, fino a febbraio, ho seguito in prima persona le assegnazioni degli appartamenti. Posso assicurarti che, fino a tale data, le persone con handicap venivano alloggiate negli appartamenti appositamente attrezzati e che gli stessi sono uniformemente distribuiti nelle 185 palazzine.
Non vi è quindi mai stata la volontà di creare una sorta di ghetto.

Un sincero augurio a te ad alla tua splendida città.

Renato Fuchs

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8 07 2010
Federico

Dott. Fuchs,
so bene qual è stato il suo incarico quì.
La ringrazio per la rassicurazione, ma le assicuro che in nessuna delle palazzine di Coppito-3 è presente un’analoga condizione.
Probabilmente saranno presenti anche in altri siti C.A.S.E. delle palazzine in situazioni paragonabili. Di certo non ve n’è un’altra a Coppito-3.

In merito poi al costo/metro quadro sostenuto dai contribuenti per l’esecuzione dei lavori, ho già avuto modo di constatare nelle due occasioni di confronto pubblico con Guido Bertolaso (radio rai1, e il famigerato “Porta a Porta” del 6.4.2010) che l’osservazione fatta è sempre la medesima.
Servizi, urbanizzazioni, opere di viabilità.

Non credo faccia alcuna differenza per le tasche del contribuente: i soldi spesi, sono spesi e non ci sono più. Per qualsiasi cosa siano stati spesi.
Di certo, però, non ci sono più per provvedere alla ricostruzione dei condomini fuori dalla zona rossa. Dove anch’io abitavo. Per dare casa temporaneamente ai 18 nuclei familiari del mio condominio, è stata occupata quasi per intero una piastra, che conta 24 appartamenti.Con un costo di circa 3 milioni e mezzo di Euro.
La ristrutturazione del nostro condominio “E”, non arriva a superare il milione di Euro.
Non credo ci sia convenuto.
In merito al consumo del territorio, poi, potrei dire altrettanto: i M.A.P. che tanto preferiamo possono essere innalzati fino a 3 piani. sono removibili, costano 1/3 delle C.A.S.E.
Ma mi pare chiaro, purtroppo, che si sia voluto pensare in grande, per due ordini di motivi.

– fare una bella figura, tralasciando che lì c’entrano 1/3 degli sfollati. e che senza soldi, anche gli altri 48.000 sfollati continueranno ad esserlo, visto che non possono tornare nelle loro case.

– l’attesa per rientrare nelle nostre vere case ( e parlo della mia, nell’immediata adiacenza del centro, zona Torrione, ma fuori zona rossa da sempre) sarà più lunga di quanto si voglia ammettere.

Il governo prende tempo, dott. Fuchs. In ogni ambito, su ogni questione che viene posta dai cittadini.
E il tempo, per molti, (ma non per tutti), passa forse più facilmente in una C.A.S.A. nonostante tutti i disagi che presenta e che tutti viviamo.

Purché non ne passi troppo.

La saluto, e sono in ogni modo piacevolmente colpito dal fatto che queste righe siano lette anche da voi.

Federico D’Orazio

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8 07 2010
Renato Fuchs

Caro Federico,
anzitutto ti prego di darmi del tu, se non altro per farmi sentire un po’ meno antico.
Ti ringrazio per la pronta, cortese ed articolata risposta.
Non sono in grado – per totale ignoranza – di intervenire su fatti estranei alle CASE: quindi mi limito a queste.
Ciò che, dal mio – parziale – punto di vista, ci si è chiesto di fare è dare, in tempi brevissimi, delle abitazioni sicure e sufficientemente confortevoli ad una parte della popolazione. Credo che questo abbiamo fatto.
I costi infrastrutturali, che, come ho detto nel mio commento precedente, hanno molto spesso sanato problematiche preesistenti da decenni, non possono essere conteggiati nel costo al metro quadrato delle abitazioni.
Sarebbe come affermare, ad esempio, che il costo al metro quadrato di una casa in Piazza del Duomo debba comprendere anche una quota della pavimentazione della piazza, dell’illuminazione, delle strade di accesso, ecc..
E questi costi, nel caso di realizzazione di MAP (provvisori, sì, ma per quanto visto che ancora ci sono abitazioni provvisorie in Belice [1968]) sarebbero stati molto superiori.
Sono purtroppo cosciente del fatto che il Progetto CASE non è stato sufficiente a risolvere tutti i problemi di L’Aquila. Ma credo che abbia raggiunto l’obiettivo che gli era stato posto.
D’altra parte credo che il vero problema non sia nelle abitazioni ma nel lavoro.
Se, come mi par di capire, a L’Aquila non ci sarà lavoro, la gente se ne andrà sia che abbia la propria casa, un MAP o un alloggio CASE. Su questo, credo, dovrebbe essere concentrata l’attenzione di tutti.

Con stima e cordialità

Renato Fuchs

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8 07 2010
Federico

Dottor Fuchs,
( darle del “tu” non mi riesce, a prescindere dalla sua età) la ringrazio anch’io per essere cosciente di quali siano i problemi che davvero di più interessano tutti, trasversalmente, nella mia città.
Il lavoro è un’emergenza mai placata, e seriamente presente ancor prima del terremoto nella mia città.
Nei decenni che ci hanno accompagnato a veder esplodere questa emergenza vera, nessuno, di nessuna parte politica ha saputo trovare i giusti strumenti. Il terremoto, poi, ha fatto il resto.
Non dubiti che le nostre attenzioni siano ormai da mesi rivolte a questi temi.
Personalmente ho ritenuto archiviata la mia opposizione alle C.A.S.E. (fondata su opinioni e prove, per ciò che posso, riguardo il progetto ed il suo sottostante retaggio culturale e politico, e non me ne voglia, ma anche clientelare) nel momento in cui è stato chiaro che le case si sarebbero fatte, e venivano erette a tempi da record.
Il resto è storia, e dalla storia sarà giudicato.
Ma la storia delle case la si scrive ogni giorno: con i suoi degradi, i suoi disservizi, i suoi fiumi di milioni spesi, in opere che da un lato ovviamente forniscono un servizio a noi e a me in primis. Ma che dall’altro, si scontrano quotidianamente con l’incapacità di aver compreso le priorità che c’erano.
Dice bene: il lavoro che manca rischia di rendere inutile tutto, persino le CASE.
Nel Friuli, dice Zamberletti, si pensò per prima cosa alle fabbriche, poi alle case e poi alle Chiese.
Decisamente altri tempi, a giudicare da cosa è stato fatto quì.
Ad ogni modo, ci rimbocchiamo le maniche. sappiamo farlo,e lo stiamo in parte facendo.

con sincera cordialità
Federico D’Orazio

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